Antonino Cuffaro: sulle orme di Bikila
Nel 1960 Abebe Bikila trionfava a piedi nudi al Foro Italico nella maratona olimpica. Antonino “Nino” Cuffaro ne è un degno erede in ambito locale, ma è anche un esperto in scarpe da running come pochi…I tempi cambiano.
Nino Cuffaro è uno dei più forti podisti del ponente, tesserato ormai da anni per la As Monaco, ha macinato migliaia di chilometri in una carriera pluridecennale prodiga di soddisfazioni personali e purtroppo (cosa pressoché comune in qualsiasi runner, dal principiante al più esperto) costellata anche di infortuni. Ma la corsa tempra. Un po’ di ghiaccio, un po’ di fisioterapia e si riparte. E Nino riparte sempre. Per una delle decine di dieci km corse o di maratone portate a termine (sempre con ottimi tempi…un keniano del ponente).
Lo abbiamo incontrato.
Ciao Nino, da quanti anni corri e perché hai scelto questo sport duro e affascinante?
Ormai sono circa trent’anni che corro a piedi. Sono nato nel 1967, quindi facendo due conti mi sono dedicato al running a 14 anni. Prima giocavo a calcio nel Camporosso; poi un giorno ho incontrato un appassionato (persona che purtroppo non ho più rivisto) che mi ha avvicinato al monde delle corse. Mondo che non ho più mollato.
La corsa, poi, è una straordinaria valvola di sfogo per lo stress quotidiano che accumuliamo per via del lavoro e di relazioni sociali che magari non vanno come vorremmo. Oltre ad essere un toccasana per la salute fisica. Ormai è risaputo che correre abbassa gli indici di rischio di infarto e rappresenta una forma di antidepressivo naturale permettendo di non isolarti e fare nuove amicizie.
Correndo, tra l’altro, mi capita di ripensare a quanto fatto in giornata ed ai problemi che vorrei risolvere. Penso, penso e trovo la soluzione. Correndo.
Tu sei uno specialista locale delle maratone. Qual è il tuo “personale” sulla distanza dei 42 km?
Ho realizzato un tempo di 2 h 37 min. e 02 sec. nella maratona di Salsomaggiore Terme nel 2007. Un mio piccolo vanto è di avere conquistato il “personale” alla soglia dei quarant’anni. In quasi tutti gli sport a quell’età ti considerano “finito”. Una cosa sbagliata. Secondo me è proprio a partire dai quarant’anni che la vita può regalarti le soddisfazioni migliori. Non per niente ho cercato di concretizzare questa mia filosofia di vita nel divenire allenatore di un gruppo di atleti “master”. Un’esperienza, questa, che mi ha consentito di rimettermi in gioco nelle vesti di scopritore di talenti nella “seconda età”, per così dire…( e sto ottenendo grosse soddisfazioni anche in questa veste visto che da poco Bruno Stilo, da me seguito, ha abbattuto il muro delle tre ore in Maratona a Venezia).
Hai partecipato anche a diverse edizioni dei campionati del mondo di corsa in montagna gareggiando per il Principato di Monaco. In che cosa si differenziano le gare su strada da quelle in montagna’
Innanzitutto la distanza. In montagna le gare sono, in apparenza più brevi. La distanza standard è sui 10 – 11 km. La differenza in queste gare la fa l’altimetria. Si può infatti passare dai 1.000 ai 3.000 metri di altitudine (mi è accaduto in Austria) in pochi chilometri. Questo significa correre una gara durissima con salite ripidissime e discese altrettanto “appese” e difficili e senza un’effettiva possibilità di rilassarti e correre in scioltezza. Ho corso un po’ dovunque: Austria, Svizzera, Repubblica Ceca…In tal senso, però, l’esperienza più bella è stata quella del mondiale organizzato in Alaska. Un paese straordinario ed affascinante. Il meteo fino a qualche giorno prima dava - 13 gradi. Siamo arrivati ed il termometro era risalito fino a + 2. Il Sabato corrono le donne dopo una fitta nevicata. Il giorno dopo noi…neve marcia e gara scivolosissima.
Un miracolo restare in piedi! Nonostante la forte competitività degli avversari, in questi mondiali di corsa in montagna, sono sempre riuscito a mettermi dietro un bel po’ di concorrenti.
Come mai la scelta di correre per Monaco?
Una questione pratica. Lavoro nel Principato come Project – Manager in un cantiere navale. Ovviamente era più comodo allenarmi allo stadio che una volta tornato a casa…
Ma sono e resto italiano e fiero di esserlo.
Nel corso degli Europei di corsa in montagna del 2006 gareggiavamo in Rep. Ceca, la finale con la Francia è stata una sofferenza ma poi ho fatto esplodere tutta la mia gioia sotto gli occhi increduli degli inglesi ed il silenzio….dei francesi…
Le mie radici, poi, sono ben piantate a Ventimiglia dove sono nato e cresciuto. Sono, infatti, socio simpatizzante della neonata Ventimiglia Marathon e se ci sarà bisogno sarò lì pronto a dare loro una mano per amore della corsa e di Ventimiglia.
E della maratona di New York cosa mi racconti?
Novembre 2009. Altra città straordinaria. Una gara conclusa in 2 h e 47 min. con tanta sofferenza nel finale. Ma ancora una volta la soddisfazione di avere corso una gara “storica”. Ritengo che l’esperienza nella “grande mela” e quella in Alaska siano state le più belle. Due paesi che sono effettivamente come uno se li aspetta costruendoli nel proprio immaginario.
La gara negli Stati Uniti fu più una “vacanza”. Venivo da una serie di infortuni ma mai mi sarei perso l’occasione di potermi schierare al via della maratona più famosa del mondo.
Ciao Nino….e buone corse per il futuro!