sabato 20 aprile 2024
01.09.2012 - D. Lauria - V.Gambacorta

Parco Merci del Roya, parola d'ordine: "degrado"

Abbandono, progetti annunciati e mai realizzati, soldi spesi per niente. Sembra un grosso deserto tra i palazzi. Si tratta dell’ormai noto parco merci del Roya. La zona delle mille promesse, la zona che doveva diventare “Franca”, la zona che avrebbe dovuto ospitare l’Ikea e che invece rimane la zona dell’abbandono.

L’area  in questione è ubicata alle porte della frazione ventimigliese di Bevera, sulla sponda destra del Roya.

Il cantiere del parco merci venne “inaugurato” nel 1985.

Ci si trova davanti ad un anello di circa 3,8 km con al “centro” un’area che avrebbe dovuto letteralmente rivoluzionare le modalità del trasporto merci su rotaia e quello intermodale (caratteristica principale di questo tipo di trasporto è che la merce da trasportare viene “stoccata” in appositi “container” da dove non viene più mossa fino al raggiungimento della destinazione).

Detta modalità di trasporto permette di andare incontro a rischi quasi irrisori per quel che concerne un eventuale danneggiamento della merce stoccata, di abbattere i costi di spedizione e soprattutto di velocizzare la spedizione medesima.

Lo stesso trasporto merci su rotaia ha il pregio di avere un minor impatto ambientale e di essere più sicuro visti i rischi, i costi ed i prezzi del trasporto su gomma.

Insomma all’epoca il cantiere venne salutato come una vera e propria “rivoluzione” capace di trasformare Ventimiglia in un polo “industriale”, lei che aveva storicamente vissuto (con limiti e potenzialità ancora inespresse tutt'ora...) di turismo e commercio.

Percorrendola ci si imbatte in una zona sottoutilizzata ed in un cantiere a cielo aperto dove giacciono rotaie arrugginite, travi e gru abbandonate.

Ogni anno qualche proposta di riqualificazione della zona si affaccia sulla bocca del politico di turno. Alcuni anni fa l’ipotesi più bislacca e suggestiva: ricaviamo sull’anello stradale che circonda il parco merci un circuito di Formula Uno...

Più consona la proposta di aprire in zona un punto Ikea, vuoi mettere che giro di clienti? E che rilancio (seppur parziale) dell’impiego giovanile in una realtà depressa sotto il profilo lavorativo? Niente da fare.

Il fallimento della tanto sbandierata “zona Franca” che avrebbe funzionato come vero e proprio volano per l’economia ventimigliese ci ha lasciato, ad oggi, l’ennesimo “mostro” abbandonato (si è vero vi è qualche ufficio legato alla ferrovia) ma il senso di desolazione ed abbandono permane.

Una macchina che fa manovra con una scritta P di principiante, un podista che prova qualche ripetuta, i capannoni della Battagli dei Fiori e poi….un paesaggio da “C’era una volta il west” di leoniana memoria.

Silenzio, vento ed erbacce secche a caracollare lungo la strada.

Tutt’ora la zona rappresenta una della aree che se adeguatamente sfruttate sarebbero in grado di rilanciare l’economia ventimigliese.

L’anno scorso l’area venne utilizzata per dare ricovero ed assistenza ai profughi tunisini nell’emergenza legata alla rivoluzione in atto nel paese africano.

All’ingresso dell’area, come si nota dalle foto, sta crescendo anche una piccola discarica abusiva.

“Siamo imbarazzati per una situazione simile – spiega Paolo Nesti  che abita nella zona – tante promesse, progetti e tutto rimesso nel dimenticatoio. Ogni volta che passo di qui sento desolazione, abbandono, indifferenza. Tante promesse, politici che hanno utilizzato l’area per la loro campagna elettorale e poi? Pensiamo alla Zona Franca. Una pagliacciata. Firme a Roma, conferenze stampa, proclami. Per cosa? Per avere un pugno d’erba nel vero senso della parola”.

In effetti è l’erba che copre le rotaie è l’unica nota di colore a un qualcosa che potrebbe essere il  set di un film giallo. Chissà. Potrebbe pensarci qualche regista passando per caso dalla periferia di Ventimiglia.

 

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