Il caso: allontanata dal treno con il mio cane perchè priva dei suoi documenti
Vi racconto in prima persona cosa è accaduto l'altro pomeriggio sull'Intercity Ventimiglia - Genova.
"Sono stata protagonista di un episodio che hanno raccontato già alcuni colleghi e che ora, a distanza di tre giorni, voglio ripotartare non da giornalista ma da diretta interessata.
E’ più di un anno che per motivi di lavoro prendo l’Intercity per Genova, accompagnata dal mio cane Cleo, fedele compagno in ogni momento. Ho sempre comprato il biglietto che per gli animali prevede una tariffa dimezzata rispetto a quello ordinario. A volte mi capita di acquistarlo con l’opzione “ragazzi”, visto che online Trenitalia non accetta la categoria “animale”.
Giovedì pomeriggio ho preso l’Intercity alle ore 16 e 58 dalla stazione di Ventimiglia. Poco prima di Alassio è passato il controllore: un giovane sulla trentina dallo sguardo e dai modi apparsi subito un pò scontrosi. Mi ha chiesto il biglietto e ho dato lui i codici presi dal telefonino. Dopo qualche minuto e dopo avere scrutato bene me e Cleo, un cocker di 7 anni, trova da ridire sul fatto che non è un ragazzo ma un animale e che il biglietto non va bene. Vuole multarmi. Io cerco, con modi più che educati, di spiegargli che alcuni suoi colleghi mi hanno consigliato di comprare il biglietto “ragazzi” che costa uguale in quanto online non esiste l’opzione per “quadrupedi”. Non ne vuole sapere e vuole multarmi. Quindi mi chiede i documenti del cane. Premetto che nessuno prima d’ora me li aveva mai chiesti. Gli dico che Cleo è vaccinata e che è tutto a posto. MI dice che Cleo non può viaggiare e mi invita a scendere alla stazione di Albenga. Gli spiego che posso chiamare il veterinario e mandare un fax a Savona per accertare che il mio cane è in regola con le vaccinazioni. Non ne vuole sapere. Inizia a innervosirsi e a sentirsi forte del suo potere. Telefona alla polizia di Albenga e prega gli agenti di raggiungerci sul treno. Così è accaduto. Il poliziotto quando vede me e Cleo rimane un attimo imbarazzato. Si aspettava probabilmente di travare qualche altro elemento. Prova a parlargli dicendo al carissimo capotreno di fare spedire un fax dal mio veterinario e di sentirlo telefonicamente per aggiustare la cosa. Nulla da fare. Dopo 5 minuti vengo fatta scendere. Mentre le porte del “mio “ Intercity”, regolarmente pagato, si chiudono leggo da lontano negli occhi del gentilissmo controllore un ghigno soddisfatto e una risata sarcastica fatta al vuoto. Forse quel giorno tale gesto nei miei confronti lo ha appagato in pieno. Il mio viaggio viene concluso grazie ad un regionale partito da Albenga dieci minuti dopo il fatto.
Non è facile lavorare sui treni, ogni giorno credo si abbia a che fare con elementi poco raccomandabili. Ma ritengo che prendersela con persone più “deboli” ed educate non sia la formula giusta per schiacciare le proprie frustrazioni. I regolamenti devono essere più chiari. Ma tutto ha un limite. Non sono una delinquente. E sono stata trattata come tale. E' chiaro che quel signore scontroso e poco gentile non ama gli animali. O meglio non li sopporta. Ancora adesso mi sento mortificata e avvilita. In questa situazione ringrazio alcuni miei colleghi di Secolo e Stampa che hanno riportato il caso sollevando l’intervento di ENPA Savona. Ringrazio anche questo ente che opera per il bene degli animali e che ora, come ho letto da facebook, “valuterà alcune ipotesi di reato e segnalerà alla Procura della Repubblica nei confronti del controllore, costituendosi parte lesa; e chiederà di verificare se il funzionario di Trenitalia ha avuto lo stesso rigore nei riguardi delle tante persone, magari robusti giovanotti, che viaggiano sprovvisti di biglietto o si rendono responsabili di vandalismi a danno dei treni. Ringrazio i tanti amici che mi hanno mostrato piena solidarietà”.
Donatella Lauria
Commenti
Pensi piuttosto a perseguire quella massa di maiali (detto con ridetto verso gli animali) senza biglietto che ogni giorno lordano tutti i convogli disastrati che viaggiano sulla tratta Ventimiglia- Genova. Ma di questi soggetti le persone come il capotreno beota hanno una smisurata paura e, pertanto, fanno finta non esistano.