giovedì 28 marzo 2024
25.05.2013 - Donatella Lauria

Crisi della politica o politica della crisi? Una riflessione alla vigilia del voto

Alla vigilia delle lezioni amministrative, ecco una "modesta" riflessione in materia per i lettori di Ponenteoggi.

Analizzando la situazione “politica” attuale nella nostra provincia quattro consigli comunali azzerati) e alla vigilia di un importante appuntamento elettorale vorrei condividere con i lettori una riflessione su questa complessa "macchina" che i greci associavano al bene comune e al buon governo della città: la politica. Nell'ambito della filosofia scolastica, infatti, la politica è definita come “l'arte di governare la società”. Arte? Come ogni arte che si rispetti, anche la politica ha dunque bisogno dei suoi artisti, gente con talento che abbia la capacità di cogliere il bello, il buono, il giusto e riesca a concretizzarlo nelle varie forme idonee a raggiungere lo scopo che si prefigge. Artisti? In questo momento pensare ai politici e agli addetti ai lavori come a degli artisti, mi suscita una guerra di pensieri, come due fronti contrapposti che cercano di convincersi a vicenda. L'analisi della situazione attuale è drammatica per usare un eufemismo.

Non allontaniamoci dalla nostra zona e guardiamo solo quello che sta accadendo in Provincia: due comuni commissariati per infiltrazioni mafiose ed un terzo crollato per uno scandalo legato alla costruzione di un grande approdo turistico. Si parla di corruzione, appalti fasulli, criminalità organizzata e mafie che pilotano i fili del potere. E non solo. La politica è legata a favoritismi, raccomandazioni, una lotta perenne finalizzata non al bene comune ma al bene di pochi “intimi”, amici o parenti che siano. La nostra piccola Provincia, e l’Italia tutta, stanno naufragando, ma nelle "stanzette" protette dei "signorotti" che si vantano di difendere ancora un "colore politico" si pensa a mettere in piedi strategie e manovre atte a far salire sul podio del potere questo o quello per manovrare meglio il denaro pubblico.

Quand'ero piccola, ho scoperto che nel mondo esisteva una cosa chiamata "politica" nel momento in cui scoppiò Tangentopoli. Sono cresciuta cogliendo sempre nuovi aspetti di un mondo che nemmeno pensavo potesse esistere e che invece era pervasivo a tutti i livelli del vivere sociale. Tant'è che oggi si rischia di considerare normale cercar di sistemare i problemi ricorrendo ad "amici" o a scambi di favori. Sono cresciuta scoprendo parole nuove, come concussione, favoreggiamento, corruzione, e via dicendo. Parole difficili che rendevano, anzi, rendono l'immagine di un modus operandi totalmente immorale ma tollerato. Parole che oggi sono diventate all’ordine del giorno quando si pensa a questa grossa macchina che dovrebbe avere il compito di governare e trasmettere degli ideali. Da quel giorno ho capito che, in Italia, non era entrata in crisi solo la “partitica". La gente, cioè, non solo non si affezionava più ad un'idea o ad un progetto, ma non era neppure più attratta da un leader, da una persona che rivelasse un ideale. Addirittura era in seria crisi la politica, nel senso più nobile del termine. L'arte di governare la società non era più visibile e naturale da chissà quanto tempo. Il bene comune, che è l'obiettivo del governo politico, diventava invece bene di parte, stiracchiato a destra e sinistra, strappato da chi ha le forze per tirare più dell'altro.

E oggi come siamo ridotti? Chi possiede davvero un ideale? Nessuno. Il vivere sociale e civile svenduto all’imbroglio più furbo. Difficile infatti pensare che l'attuale situazione sia solo il frutto delle libertà personali casualmente incrociate nelle stanze del potere. Vien da pensare che non ci sia semplicemente una crisi della politica all'opera, quanto piuttosto una politica della crisi, cioè un governare le malattie della società con l'obiettivo non di sanarle, ma di mantenerle tali. Perché in una situazione di crisi e “sofferenza”, la confusione è maggiore e i lavori sottobanco possono viaggiare più spediti. Ed è questo oggi il motto di chi ci governa: “"La verità vi farà liberi, ma la bugia vi renderà potenti e ricchi”.

 


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