Ventimiglia: l'estro e l'armonia del maestro Romano D'Orsi
Romano D’Orsi, l’armonia del ferro.
Se è vero che l’Arte non ha canoni precisi, catalogabili, ma che aleggia al di fuori di ogni regola, materiale, prospettiva, colore, allora dobbiamo ammettere che quello che ci aspettiamo guardando l’opera di un artista, è che questa ci comunichi una sensazione, qualsiasi sensazione, mai indifferenza.
E le opere di Romano D’Orsi, noto artista ventimigliese, non lasciano indifferenti!
I suoi ferri contorti e corrosi sono la metafora dell’esistenza, sono i nostri dubbi, rappresentano l’eterna lotta tra spirito e materia. Raccontano un tempo e una vita, su cui l’artista interviene con forza e mestiere, piegando e plasmando la brutalità indistinta del caos in idea e forma.
Anche l’individuazione degli elementi che costituiranno l’opera contribuiscono al processo creativo e si caricano del sottile fascino del riciclo: gli “objets trouvés” decontestualizzati e rettificati dall’artista, assumono forme e possibilità espressive sorprendenti e stimolanti.
Ecco allora l’ elegante dissociazione elitaria di Don Chisciotte e il gesto imperioso del Corsaro Nero, rappresentare alcuni dei momenti più alti del percorso artistico del maestro ventimigliese.
Accattivante e bonario, con un poetico senso dell’umorismo, così definisce la sua ispirazione artistica:” Ho semplicemente fatto rinascere ciò che altri hanno buttato via, perché considerato totalmente inutile”.