mercoledì 24 aprile 2024
20.02.2012 - GIUSEPPE PICCHIANTI

Una Carta dell'Ambiente o un ambiente di carta?

È bastato accendere la tv o collegarsi a internet nelle settimane passate per essere tempestati da immagini che ricordano l'Inferno dantesco e allarmi gelo. Tempestare, in effetti, è il verbo che meglio si addice in questo periodo. Eppure tutti noi, che abitiamo nel ponente ligure, siamo rimasti increduli a quanto accade nel resto del paese: il famoso Blizzard, è giunto anche da noi, portando vento freddo e un brusco abbassamento delle temperature in poche ore, ma abbiamo avuto, pur sempre, la fortuna di essere accompagnati da qualche timido raggio di sole, quando uscivamo fuori casa.

Per chi è solito navigare nel social network Facebook, avrà senza dubbio, notato un'immagine con un messaggio, il seguente: “Quello che in Italia si chiama emergenza neve, nel resto del mondo la si definisce inverno”. Il messaggio, ovviamente, voleva sdrammatizzare l'eccessiva tempesta mediatica, che si è abbattuta in quei giorni sui telegiornali e sui quotidiani, e a far pensare circa i mezzi e la prontezza che il nostro paese possiede, quando avvengono situazioni straordinarie, come questa. A detta di molti, però, lo scollamento tra la realtà effettiva e quello che invece i “media” riportavano, esiste, ed è palese. Vedi l'emergenza neve a Roma, i giochi delle responsabilità, una patata bollente che nessuno vuole tenere in mano, quando la situazione scivola e paralizza una città. Probabilmente non è neppure corretto soffermarci solo sulla nostra Nazione, puntando lo sguardo anche nel resto d'Europa.

Prima di lasciarci prendere dall'emozione collettiva, sarebbe forse opportuno provare a fare qualche parallelismo tra la prevenzione che viene portata avanti in diversi paesi europei e nel nostro. Ovviamente le considerazioni che seguono non valgono unilateralmente per l'emergenza neve, bensì, anche per la questione degli incendi, le eccessive piogge e il caldo torrido o umido, tipico delle nostre località.

Utilizzando un criterio geografico e una soglia di vicinanza bassissima, vediamo quali sono i principali testi giuridici che possono aiutare tutti coloro, compresi noi cittadini, chiamati a tutelare e rispettare l'ambiente, come avviene in Francia.

Dal 2005 esiste, dalla parte opposta alla Frontiera di Ventimiglia, la “Carta dell'Ambiente”, che insieme al Preambolo della Costituzione dell'ottobre 1946 e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino dell'agosto 1789, costituiscono i principi base, a cui, la Costituzione della Francia del 1958 si ispira.

La “Charte de l'environnement” è composta da 10 articoli, che richiamano a doveri costituzionali: nessuno è escluso, anzi, a leggerla, sembra che i primi destinatari siano proprio i cittadini e in generale tutti coloro che vivono in Francia. Ogni individuo ha il diritto di vivere in un ambiente equilibrato e favorevole alla sua salute (art. 1), ma ha anche il dovere di partecipare alla tutela dell'ambiente (art. 2), deve prevenire, od eventualmente limitare, i danni che egli stesso potrebbe arrecare all'ambiente (art.3); qualora un soggetto sia responsabile di un disastro ecologico, piccolo o enorme che sia, deve contribuire alla riparazione dei danni da lui provocati (art. 5). La “Charte” però chiama all'attenzione anche gli studiosi, affinché siano promotori dello sviluppo sostenibile dell'ambiente, vale a dire, pensare alle tematiche ambientali e locali non solo sotto la luce dell'economia e del sociale ma anche del rispetto delle leggi fisse della natura. Gli insegnanti, gli educatori devono portare avanti la formazione culturale delle giovani generazioni, che si regoli sui principi di questa carta (art. 8). Infine le Università e la Ricerca, devono concorrere alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente (art. 10).

Come spesso accade, i principi, le norme e la legge medesima, se non vengono animate, restano solo frasi da studiare per un esame. L'esercizio di confronto tra quanto questo documento afferma e cerca di mettere in pratica e la realtà dell'Italia è disastroso. Penso alla tragedia della Costa Concordia, ai responsabili, semmai leggeranno questa carta, cosa resterà della loro coscienza, rispetto all'articolo 2, che cita il dovere di partecipare alla tutela dell'ambiente? Cerco di immedesimarmi nei pendolari e in tutti coloro che viaggiano in treno, costretti a rimanere bloccati nella bufera invernale, neppure fossimo lungo il Fiume Don: la rabbia del lavoratore, che dal sud deve raggiungere il nord, fermo immobile nello scompartimento, fa a pugni con l'art. 6 che invita cittadini, politici, aziende ad essere promotori di sviluppo sostenibile. Ma di quale tipo di miglioramento possiamo parlare, se nel 2012, a fronte di tariffe di viaggio sempre più alte, i mezzi sembrano quelli stessi medesimi ante guerram? La rete di infrastrutture come può essere “a sviluppo sostenibile” se si blocca in una tormenta di neve? È lecito forse domandarsi a cosa servano i pneumatici da neve, se poi le strade e le autostrade sono impraticabili?

Il campanilismo e le differenze tra i due paesi, che vengono fuori, magari durante le partite delle rispettive nazionali di calcio, dobbiamo metterle da parte. Non abbiamo bisogno in questo caso di tecnici o speciali insegnamenti, la Liguria è stata una zona che ha sempre vissuto di ciò che la terra offre, cerchiamo quindi di diventare cittadini consapevoli delle informazioni e della cultura della Terra e di partecipare all'elaborazione di decisioni pubbliche che hanno un impatto sull'ambiente. La Carta dell'Ambiente, il sostegno alle energie rinnovabili non dobbiamo quindi percepirli come un qualcosa unico della Francia o dell'Europa Civile, a noi estraneo! proviamo a farci portavoce e ad agire in concreto sulla base di questi “consigli”, probabilmente faremmo un piccolo passo per un grande cambiamento.


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